La gestione dei governi africani, dice il Guardian, è peggiorata rispetto a 10 anni fa, e l’Africa – il continente più povero – è meno sicura e meno democratica di prima (1). Le cause principali sono tre: il Covid, il riscaldamento climatico e il crescere dei conflitti. Osserviamo che i paesi sviluppati hanno rifiutato agli altri paesi l’uso gratuito dei brevetti per i vaccini, hanno ancora fatto molto poco contro il riscaldamento climatico, e sono compartecipi o promotori dei conflitti armati in Africa. Questi conflitti sono spesso dovuti al controllo di territori e risorse minerarie di cui si appropriano le multinazionali occidentali.
Mo Ibrahim ha creato l’Ibrahim index of Africa governance (2), che studia il livello di sicurezza, salute, istruzione, rispetto dei diritti e partecipazione democratica dei paesi. Egli afferma che, sebbene le occasioni di sviluppo economico e umano siano cresciute, altre forze contrastano questa tendenza. Il deterioramento climatico accentua la lotta sul controllo delle risorse, come si è già visto in Nigeria, nel Darfur e nel Sahel. L’Index mostra che la Libia ha perso 8,5 punti, scendendo a 36,5 ca. (il punteggio migliore è 100); il Sud Sudan è sceso a meno di 20; ecc.
La guerra di Ucraina accresce i prezzi degli alimentari e della benzina. Tutto questo sta accrescendo il debito degli stati.
I miglioramenti si vedono nelle infrastrutture, nelle comunicazioni telefoniche e di internet, nei servizi sanitari per bambini e donne incinte, nel controllo delle malattie e anche nell’istruzione, nonostante il freno del Covid.
I governi più efficienti sono stati le isole Mauritius, le Seychelles e persino la Tunisia, mentre i peggiori sono Sud-Sudan, Guinea-Bissau e Somalia. In Sud-Sudan tre quarti della popolazione soffre la fame.
La Libia ha avuto il deterioramento peggiore, a causa della guerra civile, ed è tra i peggiori del continente per sanità, istruzione e servizi sociali.
I progressi maggiori si sono avuti in Gambia e Seychelles (oltre i 9 punti), arrivando la prima a 58 ca. e le seconde a 77 ca. In questi due paesi è migliorata anche la partecipazione democratica, con elezioni più trasparenti, una maggiore libertà di riunione e spazi per la società civile.
Murithi Mutiga, direttore dell’Africa Programme del Crisis Group, nota che 8 dei 10 paesi senza guerre hanno avuto la gestione governativa più efficace e la minore corruzione.
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Ma non è solo l’Africa ad andare indietro. In tutto il mondo le disuguaglianze, già enormi, continuano a crescere, come mostra Il rapporto Oxfam di quest’anno (3). Negli ultimi 10 anni i miliardari hanno raddoppiato le loro ricchezze, e l’1% più ricco si è appropriato del 54,4% della nuova ricchezza prodotta (p. 15). Questo è dovuto anche al fatto che, dopo la crisi del 2008 e di nuovo durante la crisi del Covid, i governi e le banche centrali dei paesi ricchi hanno immesso nell’economia migliaia di miliardi di dollari. Questa enorme massa di denaro ha fatto salire il valore delle proprietà e quindi dei patrimoni più ricchi; tanto che oggi 81 miliardari posseggono più ricchezza del 50% della popolazione mondiale (p. 16).
Solo nel biennio 2020-21, l’1% più ricco si è appropriato del 63% della nuova ricchezza prodotta, mentre il 90% della popolazione mondiale ha guadagnato solo il 10% di questa ricchezza (p. 17).
Una buona parte di questo aumento delle grandi ricchezze deriva dalla speculazione sui prezzi. I prezzi finali degli alimenti e del gas sono cresciuti solo in parte per l’aumento della domanda rispetto all’offerta. Le grandi imprese hanno maggiorato artificialmente i prezzi al consumo molto al di sopra della crescita del prezzo di mercato. Oxfam cita diversi studi secondo cui l’inflazione dei prezzi di questi prodotti è dovuta, nel Regno Unito, USA e Australia, a un aumento dei profitti per una percentuale che va dal 54 al 60%, e in Spagna all’83%. Nel 2022 i profitti sono aumentati di due volte e mezzo rispetto alla media 2018-21 (windfall profits) e questi aumenti (257 miliardi di dollari) sono andati per l’84% direttamente agli azionisti delle imprese (p. 18).
Nel 2022 questi aumenti di prezzo – particolarmente quelli alimentari – hanno fatto crescere di altri 70 milioni i poveri estremi (quelli che vivono con meno di $ 2,15 al giorno), colpendo soprattutto i paesi più poveri: Etiopia (con un’inflazione del 44%), Somalia e Kenya. Sempre nel 2022, 3,1 miliardi di persone erano sottoalimentate. A questo si aggiunge il disastro dei debiti pubblici degli stati più poveri (p. 19-20).
Tutto il resto del Rapporto Oxfam è dedicato a spiegare perché e come sarebbe necessario tornare a tassare le grandi ricchezze. Ma, per quel che sappiamo, nessun governo o politico ne parla.
(C.P.)
Art. di Kaamil Ahmed, The Guardian 26 gennaio 2023.
(2) Ibrahim index of African governance
(3) Oxfam 2023 Briefing Paper.
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