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Disuguaglianze: l’Africa arretra, il mondo arretra

6 Feb


La gestione dei governi africani, dice il Guardian, è peggiorata rispetto a 10 anni fa, e l’Africa – il continente più povero – è meno sicura e meno democratica di prima (1). Le cause principali sono tre: il Covid, il riscaldamento climatico e il crescere dei conflitti. Osserviamo che i paesi sviluppati hanno rifiutato agli altri paesi l’uso gratuito dei brevetti per i vaccini, hanno ancora fatto molto poco contro il riscaldamento climatico, e sono compartecipi o promotori dei conflitti armati in Africa. Questi conflitti sono spesso dovuti al controllo di territori e risorse minerarie di cui si appropriano le multinazionali occidentali.
Mo Ibrahim ha creato l’Ibrahim index of Africa governance (2), che studia il livello di sicurezza, salute, istruzione, rispetto dei diritti e partecipazione democratica dei paesi. Egli afferma che, sebbene le occasioni di sviluppo economico e umano siano cresciute, altre forze contrastano questa tendenza. Il deterioramento climatico accentua la lotta sul controllo delle risorse, come si è già visto in Nigeria, nel Darfur e nel Sahel. L’Index mostra che la Libia ha perso 8,5 punti, scendendo a 36,5 ca. (il punteggio migliore è 100); il Sud Sudan è sceso a meno di 20; ecc.
La guerra di Ucraina accresce i prezzi degli alimentari e della benzina. Tutto questo sta accrescendo il debito degli stati.
I miglioramenti si vedono nelle infrastrutture, nelle comunicazioni telefoniche e di internet, nei servizi sanitari per bambini e donne incinte, nel controllo delle malattie e anche nell’istruzione, nonostante il freno del Covid.
I governi più efficienti sono stati le isole Mauritius, le Seychelles e persino la Tunisia, mentre i peggiori sono Sud-Sudan, Guinea-Bissau e Somalia. In Sud-Sudan tre quarti della popolazione soffre la fame.
La Libia ha avuto il deterioramento peggiore, a causa della guerra civile, ed è tra i peggiori del continente per sanità, istruzione e servizi sociali.
I progressi maggiori si sono avuti in Gambia e Seychelles (oltre i 9 punti), arrivando la prima a 58 ca. e le seconde a 77 ca. In questi due paesi è migliorata anche la partecipazione democratica, con elezioni più trasparenti, una maggiore libertà di riunione e spazi per la società civile.
Murithi Mutiga, direttore dell’Africa Programme del Crisis Group, nota che 8 dei 10 paesi senza guerre hanno avuto la gestione governativa più efficace e la minore corruzione.


* * *
Ma non è solo l’Africa ad andare indietro. In tutto il mondo le disuguaglianze, già enormi, continuano a crescere, come mostra Il rapporto Oxfam di quest’anno (3). Negli ultimi 10 anni i miliardari hanno raddoppiato le loro ricchezze, e l’1% più ricco si è appropriato del 54,4% della nuova ricchezza prodotta (p. 15). Questo è dovuto anche al fatto che, dopo la crisi del 2008 e di nuovo durante la crisi del Covid, i governi e le banche centrali dei paesi ricchi hanno immesso nell’economia migliaia di miliardi di dollari. Questa enorme massa di denaro ha fatto salire il valore delle proprietà e quindi dei patrimoni più ricchi; tanto che oggi 81 miliardari posseggono più ricchezza del 50% della popolazione mondiale (p. 16).
Solo nel biennio 2020-21, l’1% più ricco si è appropriato del 63% della nuova ricchezza prodotta, mentre il 90% della popolazione mondiale ha guadagnato solo il 10% di questa ricchezza (p. 17).
Una buona parte di questo aumento delle grandi ricchezze deriva dalla speculazione sui prezzi. I prezzi finali degli alimenti e del gas sono cresciuti solo in parte per l’aumento della domanda rispetto all’offerta. Le grandi imprese hanno maggiorato artificialmente i prezzi al consumo molto al di sopra della crescita del prezzo di mercato. Oxfam cita diversi studi secondo cui l’inflazione dei prezzi di questi prodotti è dovuta, nel Regno Unito, USA e Australia, a un aumento dei profitti per una percentuale che va dal 54 al 60%, e in Spagna all’83%. Nel 2022 i profitti sono aumentati di due volte e mezzo rispetto alla media 2018-21 (windfall profits) e questi aumenti (257 miliardi di dollari) sono andati per l’84% direttamente agli azionisti delle imprese (p. 18).
Nel 2022 questi aumenti di prezzo – particolarmente quelli alimentari – hanno fatto crescere di altri 70 milioni i poveri estremi (quelli che vivono con meno di $ 2,15 al giorno), colpendo soprattutto i paesi più poveri: Etiopia (con un’inflazione del 44%), Somalia e Kenya. Sempre nel 2022, 3,1 miliardi di persone erano sottoalimentate. A questo si aggiunge il disastro dei debiti pubblici degli stati più poveri (p. 19-20).
Tutto il resto del Rapporto Oxfam è dedicato a spiegare perché e come sarebbe necessario tornare a tassare le grandi ricchezze. Ma, per quel che sappiamo, nessun governo o politico ne parla.
(C.P.)

Art. di Kaamil Ahmed, The Guardian 26 gennaio 2023.

(2) Ibrahim index of African governance

(3) Oxfam 2023 Briefing Paper.


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I Premi Nobel per l’ economia 2022

7 Nov


a cura di Piero Rizzo – 7/XI/2022
Il premio Nobel per l’Economia 2022 è stato assegnato a: Ben S. Bernanke, The Brookings Institution, Washington DC; Douglas W. Diamond, Univ. of Chicago; Philip H. Dybvig, Washington Univ. in St. Louis, tutti e tre degli USA, “per la ricerca su banche e crisi finanziarie
Il più noto dei tre è l’ex presidente della Federal Reserve Ben Bernanke, che ha potuto sperimentare sul campo l’efficacia delle sue ricerche accademiche durante la crisi finanziaria del 2007-2008 (efficacia su cui i pareri non sono unanimi). Il più importante risultato delle ricerche di Bernanke, Diamond e Dybvig è di aver dimostrato “perché è vitale evitare il collasso delle banche”. I loro studi condotti negli anni ’80 hanno creato le basi per regolare i mercati finanziari. Basi che sono necessarie per capire i meccanismi che stanno dietro le crisi finanziarie e le depressioni…
Perché l’economia funzioni, i risparmi devono essere convogliati verso gli investimenti. Tuttavia il meccanismo, che sembra semplice e lineare, nasconde un conflitto: i risparmiatori vogliono essere certi di avere in qualsiasi momento accesso ai loro risparmi, mentre le imprese e i proprietari di case vogliono la garanzia che non saranno costretti a rimborsare prematuramente i loro prestiti.
Nella loro teoria, Diamond e Dybvig sostengono che le banche offrono una soluzione ottimale a questo problema. Agendo come intermediari che accettano depositi da molti risparmiatori, le banche possono consentire ai depositanti di accedere ai loro soldi quando lo desiderano (essendo improbabile che ciò possa avvenire per tutti nello stesso tempo) e possono quindi offrire ai mutuatari prestiti a lungo termine, che offrono rendimenti elevati.

La loro analisi ha portato anche alla luce che le banche sono vulnerabili: se c’è il sentore che una banca stia per fallire, i risparmiatori si affrettano a ritirare i loro soldi e le voci potrebbero diventare una profezia che si auto-avvera: si verifica una corsa agli sportelli e anche banche fondamentalmente sane potrebbero avere problemi ed eventualmente fallire.
Da qui l’intuizione che per evitare ciò i governi debbano assicurare i depositi, oppure la banca centrale debba agire come prestatore di ultima istanza per le banche. Con questa idea forte è certo che si possa prevenire il panico e che venga assicurata la stabilità finanziaria.
Diamond ha evidenziato come le banche svolgano un’altra funzione importante per la società. Essendo intermediari tra molti risparmiatori e mutuatari, esse sono nella posizione di poter valutare l’affidabilità creditizia dei mutuatari e in tal modo garantire che i prestiti siano utilizzati per buoni investimenti.
Ben Bernanke ha analizzato la Grande Depressione degli anni ’30, la peggiore crisi economica della storia moderna. Tra l’altro ha dimostrato che la corsa agli sportelli è stata determinante perché la crisi diventasse così profonda e prolungata. In tal modo ha rovesciato l’opinione corrente tra gli economisti secondo la quale i fallimenti bancari erano una conseguenza non la causa delle recessioni economiche. Quando le banche sono crollate, informazioni preziose sui mutuatari sono andate perse e non è stato possibile ricrearle rapidamente. La capacità della società di incanalare i risparmi verso investimenti produttivi è stata così gravemente ridotta.
Diamond all’Associated Press: “Probabilmente la cosa più gratificante per noi è che i politici sembrano avere effettivamente capito le intuizioni che abbiamo avuto, che sono piuttosto semplici, e che potrebbero essere utilizzate nell’attuale crisi finanziaria”. Quando si sono verificate delle turbolenze economiche globali create dalla pandemia di COVID-19 e dalla guerra in Ucraina, il sistema finanziario si è dimostrato “molto, molto meno vulnerabile” a causa dell’esperienza del crollo degli anni 2000 e del miglioramento della regolamentazione.
Le ricerche del trio hanno assunto grande importanza nel mondo reale quando gli investitori hanno creato il panico nel sistema finanziario durante l’autunno del 2008, provocando la recessione più lunga e dolorosa dagli anni ’30. Bernanke, allora capo della Fed, ha collaborato con il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti per sostenere le principali banche e alleviare la carenza di credito, la linfa vitale dell’economia.
Ha ridotto a zero i tassi di interesse a breve termine, ha diretto gli acquisti della Fed verso titoli del Tesoro e investimenti ipotecari e ha avviato programmi di prestito senza precedenti. Nel complesso, quei passi hanno calmato gli investitori e rafforzato le grandi banche, e gli è stato attribuito il merito di aver evitato un’altra depressione.
La Fed ha anche abbassato i tassi di interesse a lungo termine ai minimi storici, e ciò ha attirato aspre critiche su Bernanke soprattutto da parte di esponenti repubblicani, i quali hanno sostenuto che la Fed stava danneggiando il valore del dollaro, mettendo così le basi per crisi future da inflazione.
https://www.nobelprize.org/uploads/2022/10/advanced-economicsciencesprize2022.pdf
https://www.nobelprize.org/uploads/2022/10/popular-economicsciencesprize2022.pdf

I Nobel per l’economia 2021

8 Nov


A proposito della mia nota su Elsa Fornero del 1° novembre, una stimata economista – l’amica Lilia Costabile – mi ha esortato a precisare che la colpa principale della situazione attuale dei giovani non è dei sindacati bensì dei tagli alla spesa per l’istruzione, delle imprese che non hanno saputo investire e rinnovare le tecnologie, e della flessibilizzazione del mercato del lavoro, che con i nuovi tipi di contratto ha prodotto lavori mal pagati e umilianti. Sono pienamente d’accordo e lo avrei dovuto chiarire. I sindacati però, pur essendo vittime essi stessi di questa “deregulation” selvaggia, spesso danno una mano, senza volerlo. Cosimo Perrotta

a cura di Piero Rizzo, 8-11-2021
Il premio Nobel per l’Economia 2021 è stato assegnato a David Card, Joshua Angrist e Guido Imbens con queste motivazioni: metà a David Card, Univ. della California, Berkeley, “per i suoi contributi empirici all’economia del lavoro”; l’altra metà congiuntamente a Joshua D. AngristMassachusetts Institute of Technology, Cambridge, USA e Guido W. Imbens, Stanford Univ., USA,“per i loro contributi metodologici all’analisi delle relazioni causali”
Nelle prime righe della relazione illustrativa si legge che essi hanno dimostrato che gli “esperimenti naturali” (1) possono essere utilizzati per rispondere a domande fondamentali per la società, come il modo in cui i salari minimi e l’immigrazione influenzano il mercato del lavoro. Tutt’e tre hanno contribuito a rivoluzionare la ricerca empirica nelle scienze economiche.
Di seguito vengono riportati esempi concreti per illustrare i risultati ottenuti con gli esperimenti naturali. Questi si possono basare su variazioni casuali naturali, regole istituzionali o cambiamenti politici. In un lavoro pionieristico dei primi anni ’90, David Card ha analizzato alcune questioni centrali nell’economia del lavoro come gli effetti di un salario minimo, l’immigrazione e l’istruzione. In collaborazione con il collega Krueger ha testato l’effetto di una modifica del salario minimo in due Stati confinanti, il New Jersey e la Pennsylvania. Confrontando i risultati, è arrivato alla conclusione che l’occupazione nei ristoranti fast food non è stata influenzata negativamente da un aumento del salario minimo nel New Jersey.
Card ha poi studiato l’effetto di un afflusso di immigrati sui livelli occupazionali dei lavoratori locali con bassi livelli di istruzione, confermando ancora una volta che l’impatto è minimo, mentre l’effetto dei livelli di risorse scolastiche sull’istruzione degli studenti è maggiore del previsto.
I risultati di questi studi hanno rappresentato una sfida alla saggezza convenzionale e hanno stimolato nuove ricerche, alle quali Card ha continuato a dare importanti contributi. Nel complesso si può dire che ora abbiamo una comprensione notevolmente migliore di come funziona il mercato del lavoro rispetto a 30 anni fa.

Gli esperimenti naturali differiscono dagli studi clinici in un aspetto importante: in uno studio clinico, il ricercatore ha il controllo completo sia su coloro cui viene offerto un trattamento e alla fine lo ricevono (gruppo di trattamento) sia su coloro cui non viene offerto il trattamento e quindi non lo ricevono (gruppo di controllo). Anche in un esperimento naturale il ricercatore ha accesso ai dati dei gruppi di trattamento e di controllo ma in essi, a differenza della sperimentazione clinica, gli individui possono aver scelto essi stessi se vogliono partecipare all’intervento offerto. Questo rende molto più difficile interpretare i risultati di un esperimento naturale.
In uno studio innovativo del 1994, Joshua Angrist e Guido Imbens hanno mostrato quali conclusioni sulla causalità si possono trarre da esperimenti naturali in cui le persone non possono essere costrette a partecipare al programma oggetto di studio (né possono essere impedite dal farlo). La struttura che hanno creato ha cambiato radicalmente il modo in cui i ricercatori affrontano le domande empiriche utilizzando dati provenienti da esperimenti naturali o esperimenti sul campo randomizzati.

Prima di chiudere vogliamo accennare al fatto che inevitabilmente ai tre ricercatori sono state rivolte delle critiche. Tra queste, una tipica (che di frequente è anche un’autocritica) è che il ricercatore pratica il metodo del “cherry piking”, che consiste nell’estrapolare dai dati ottenuti solo quelli che supportano la tesi che si vuole sostenere. Tuttavia non viene messo in dubbio il merito dei premiati di aver rivoluzionato la ricerca empirica nelle scienze sociali e di aver migliorato la capacità dei ricercatori di rispondere a domande di grande importanza per l’umanità intera.

(1) Un esperimento naturale è uno studio empirico in cui gli individui (o gruppi di individui) sono esposti alle condizioni sperimentali e di controllo determinate dalla natura o da altri fattori al di fuori del controllo degli investigatori (da Wikipedia).

E’ possibile parlare di sviluppo se il pianeta sta morendo?

12 Feb

di Maurizia Pierri     –     Ambiente: catastrofe o sviluppo – febbr. 2018

Risultati immagini per Economia del bene comune (Mondadori, 2017)In Economia del bene comune (Mondadori, 2017) il premio nobel Jean Tirole si interroga sulla sorte del bene comune e sul futuro dell’ economia capitalistica, messa in difficoltà da una crisi finanziaria globale che ha peggiorato le condizioni di milioni di persone e deteriorato il principio di pari dignità sociale. Egli individua, tra le grandi sfide che il nostro mondo dovrà affrontare e vincere al più presto, quella dei cambiamenti climatici e del loro impatto sull’ambiente. Continua a leggere

Per la ripresa non basta l’economia dell’offerta – Parte I

12 Set

l’articolo 12-9-2016 di Terenzio Cozzi

  Risultati immagini per ripresa economica       L’economia italiana non riesce a uscire dalla lunga crisi, quanto meno non riesce a farlo con velocità sufficiente a fugare i timori di un possibile ritorno indietro. L’orientamento fortemente espansivo della politica monetaria continua a dimostrarsi del tutto insufficiente a provocare una favorevole inversione di tendenza. Continua a leggere

Economia: è necessario un cambio di paradigma

11 Lug

il documento  11-7-2016 di  Mauro Gallegati

978880622709GRAQuesto brano, dal titolo “Un cambio di paradigma”, è un paragrafo del libro di Mauro Gallegati, Acrescita. Per una nuova economia, pubblicato da Giulio Einaudi nel 2016, pp. 102-105. Significativo è il titolo dell’ultimo capitolo del libro (il IV) da cui è tratto questo paragrafo. Esso riprende una celebre frase di un film di Totò: “Per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?”. Continua a leggere

Ricordo di Luciano Gallino

7 Dic

l’articolo 7-12-2015 di Aldo Randazzo

Gallino-420x288Ciò che ricordiamo di Luciano Gallino è principalmente il suo rigore intellettuale e scientifico. Le sue analisi sociali ed economiche sempre supportate da dati che non lasciavano spazio a conside-razioni ideologiche. Elegante nei modi ma anticonformista nel pensiero: era scomodo a tanti. Continua a leggere

Per il pluralismo in economia politica

19 Giu

pluralismoNegli ultimi sette anni, con gli effetti della crisi finanziaria sotto gli occhi di tutti, un’altra crisi economica, con implicazioni profonde per tutti noi, è passata quasi inosservata: la crisi teorica dell’economia e del suo stesso insegnamento. La stagnazione dell’offerta didattica e di una pedagogia ridotta e riduttiva è durata decenni, nonostante ripetuti sforzi, da parte degli studenti, volti a cambiare questa situazione. Ora, nel pieno della crisi finanziaria globale, tali iniziative studentesche hanno trovato nuova linfa ed una rinnovata energia in diversi paesi tra cui Argentina, Austria, Brasile, Canada, Cile, Danimarca, Francia, Germania, India, Inghilterra, Israele, Italia, Nuova Zelanda, Scozia e Stati Uniti. Continua a leggere

L’economia che verrà – Introduzione

28 Nov

di Mauro Gallegati [Documenti]

16528904-word-cloud-astratto-per-economia-del-benessere-con-tag-correlati-e-terminiQuesto libro immagina l’economia che verrà. Quella che potrebbe essere verosimile una volta che riuscissimo ad emanciparci dall’egemonia del vivere per consumare, e quindi del lavorare per consumare, anziché del vivere bene. Un cambio di paradigma reso necessario dalla consapevolezza di vivere in un mondo finito, in un ambito malthusiano mitigato dalle innovazioni di processo[1], e dove l’umanità interagisce con l’ambiente. Continua a leggere