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Lettaratura come luogo di mediazione culturale

4 Feb

(Documento da Humafirst.it del 26-01-16) di Giuseppe Spedicato 

migrantePer affrontare al meglio l’attuale crisi di convivenza fra le differenti culture che vivono nei nostri territori, in particolare con quella arabo-islamica, dobbiamo scegliere se puntare solo sulla sicurezza, la repressione, la riduzione della nostra libertà o soprattutto sull’educare, attrezzare al meglio la nostra società sul piano culturale. Detto in altre parole scegliamo solo di combattere i sintomi del “male” o cerchiamo anche di eliminare la fonte del “male”. Se scegliamo di percorrere anche la seconda strada, dovremmo puntare sull’educazione interculturale. Questa dovrebbe essere diffusa e praticata. Si dovrebbe, ad esempio, promuovere la conoscenza delle letterature degli altri popoli ad iniziare da quelle dei popoli che vivono nelle nostre città. L’educazione letteraria rappresenta un potente veicolo per educare all’intercultura perché consente di aprire la nostra cultura ed il nostro immaginario alle altre visioni del mondo. Se noi abbiamo tante difficoltà a conoscere e dialogare con l’altro, anche quando vive nella nostra stessa città, è anche perché non conosciamo la letteratura dei popoli che ci vivono accanto. Ovviamente non è sufficiente conoscere gli altri tramite noi, dobbiamo dare a loro stessi l’opportunità di raccontarci di loro. L’Africa, ad esempio, per molti anni è stata conosciuta solo tramite racconti fatti da non africani, non è stata data l’opportunità agli africani di raccontare la loro Africa. Abbiamo così conosciuto solo alcuni aspetti di questo continente e delle sue tante culture.
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Resoconto incontro dell’associazione “Human first” (Lecce, 12 sett. 2015)

17 Set

Ci siamo riuniti in 16 (Elisa Amatista, Paola Cantobelli, Enzo Fischetti, Gianfranco Gatti, Maria Libero, Giancarlo Martelli, Gigi Pedone, Cosimo Perrotta, Aldo Randazzo, Piero Rizzo, Sandra Rotino, Sergio Salvatore, Giuseppe Spedicato, Claudia Sunna, Cristina Sunna, Franco Tommasi), ma c’erano molti assenti giustificati.

Si è osservato che oltre la metà dei ca. 70 iscritti di oggi sono esterni alle province di Lecce e Brindisi, e quindi bisogna attrezzarsi per l’uso di internet come normale strumento di comunicazione.

Si è stabilito che gli scopi dell’associazione sono:

  • promuovere la cultura dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti;
  • difendere i diritti umani, che sono universali, e il diritto dei migranti al lavoro e ad una vita dignitosa, senza violenza e oppressione;
  • agevolare la comunicazione tra le ONG e altre associazioni che lavorano per i migranti;
  • diffondere le informazioni utili all’accoglienza e all’

L’associazione deve ribadire che l’integrazione dei migranti può diventare un potente fattore di sviluppo; e che l’afflusso di giovani forze esterne non possono che giovare al nostro progresso civile ed economico.

L’associazione agirà soprattutto attraverso:

  • articoli e riflessioni, in particolare su Sviluppo Felice o sul nostro sito;
  • la ricerca sui problemi dell’accoglienza e dell’integrazione, anche utilizzando i fondi UE;
  • la promozione o il sostegno di campagne di firme su problemi immediati.

Sul nome dell’associazione si decide di consultare gli assenti [la successiva consultazione ha indicato, a maggioranza il nome di Human first(“Innanzitutto essere umano”)].

Si è deciso di affidare i seguenti compiti.

  • Fischetti e Spedicato: l’informazione e la collaborazione con le ONG;
  • Amatista, Gatti e Cristina Sunna: l’informazione e l’organizzazione sui progetti di ricerca finanziati dalla UE;
  • Sunna e Paolo Wieczorek: la documentazione sulle possibilità di lavoro degli immigrati. In particolare Cr. Sunna diffonderà una normativa della Regione Puglia in merito. Altri documenti, mandati da Wieczorek, su esperienze nel Nord, verranno pubblicati sul sito dell’associazione.
  • Franco Tommasi: la creazione del sito e l’attuazione tecnica degli appelli da firmare (utilizzando accanto alle e-mail, anche nuovi social networks: i soci sono invitati a mandare al prof. Tommasi, dell’Università del Salento, il loro numero di smartphone (tommasi@clio.it).
  • Sergio Salvatore: i rapporti con la ricerca che si svolge nelle Università su questi temi.

Si è anche deciso che saremo una libera associazione, senza obblighi giuridici e senza attività finanziarie. Aiuteremo la creazione di un’associazione di promozione sociale, iscritta nella lista ufficiale di una Regione, per attività finanziate dalla UE e da altri enti pubblici che siano previste dai nostri scopi.

Infine si è deciso che il Direttivo provvisorio e il Comitato dei garanti verranno eletti per via informatica. Ogni socio potrà indicare due nomi per ciascun organismo. I soci sono invitati a mandare una auto-presentazione di 3 righe per facilitare la scelta.

Il terrorismo islamista ha ben poco dell’Islam

19 Gen

“Abbiamo deciso di cambiare il calendario per pubblicare subito questo articolo, dato l’enorme dibattito che si sta sviluppando sul tema. Sollecitiamo altri contributi a Sviluppo Felice da parte di esperti di rapporti tra culture e tra religioni, dell’integrazione degli immigrati in Europa o in Italia, il ruolo della cooperazione in questi problemi, ecc.”

L’articolo 19/1/2015 di Giuseppe Spedicato

 Dobbiamo rassegnarci all’incomprensione fra le due civiltà?

I terribili atti terroristici di questi giorni in Francia, rimettono al centro dell’attenzione la questione dell’inserimento sociale delle comunità immigrate in Europa, in particolare quelle di fede islamica. La convivenza con queste comunità è condizionata dall’inefficienza delle politiche europee di inserimento sociale, ma anche dall’opera di movimenti estremisti islamici. Questi insegnano che il Corano deve essere applicato alla lettera, così come avrebbe fatto il Profeta Maometto. Accade però che molti degli islamici presenti in Europa (ma il discorso vale anche per molti islamici che non sono emigrati) non conoscono per nulla o a sufficienza l’arabo classico per poter leggere il Corano e paradossalmente non possono mettere in pratica il primo comandamento inviato da Dio: Leggi! Cioè: tu devi leggere il Corano e non fartelo leggere ed interpretare da altri. Continua a leggere

Il cantiere Marocco

4 Set

Il re del Marocco Mohamed VI

di GIUSEPPE SPEDICATO

Il re del Marocco Mohamed VI il 18 maggio 2005, annunciando alla nazione il lancio dell’iniziativa nazionale per lo sviluppo umano (INDH), affermò: «Non si tratta né di un progetto puntuale, né di un programma congiunturale di circostanza, ma di un cantiere del regno, aperto in modo permanente». Recentemente ho visitato (non per la prima volta) Casablanca e le province di Khourigba, Fkih-Ben Salah e Beni Mellal, che si trovano nel Centro-Sud del Marocco, ed ho constatato che il re ha mantenuto la sua parola. Continua a leggere