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Diversità e accoglienza sono la base della civiltà

28 Feb


di Alessandro Pinervi
I massicci flussi migratori verso i Paesi dell’Occidente ci fanno toccare con mano le molteplici problematiche legate al tema dell’accoglienza. Muovendo dalla convinzione che sia necessario ribadire la paternità della Grecia e di Roma nella formazione della nostra mentalità e delle nostre concezioni di stato e di società (1), sarà utile soffermare l’attenzione su alcune testimonianze antiche che dimostrano che la nostra cultura, come afferma Umberto Eco, è in grado di tollerare per sua stessa natura la diversità.
Nel primo libro dell’Eneide Virgilio descrive il naufragio dei Troiani sulle coste di Cartagine, nel canale di Sicilia. Ilioneo, uno dei profughi, riferisce alla regina Didone che essi sono diretti in Italia: “V’è un luogo – i Greci lo chiamano Esperia… Questa era la rotta” (vv. 530-534). Come i Troiani, anche oggi i profughi tentano di varcare il canale di Sicilia per raggiungere l’Italia, ma spesso trovano la morte in mare. Come osserva Maurizio Bettini, “ci sono troppi dispersi nel mare che fu di Virgilio, troppi cadaveri che fluttuano a mezz’acqua perché quei versi si possano ancora leggere solo come poesia. Sono diventati cronaca”, dal momento che, aggiunge lo studioso, “gli orrori del Mediterraneo hanno tolto all’Eneide ogni innocenza letteraria” (3). Infatti, migliaia di fuggiaschi tentano di approdare sulle nostre coste, ma, come detto, non tutti riescono a raggiungerle. Nel momento in cui i Troiani sbarcano sulle coste di Cartagine, Ilioneo invita Didone a considerare i profughi “più da vicino” (Eneide I, 526). In tal modo, egli invita la regina (e tutti noi) ad abbattere i pregiudizi (e le manifestazioni di ignoranza) che ci spingono a considerare lo straniero un nemico. Ma Didone, contrariamente a quanto, talvolta, oggi accade, accoglie i Troiani, e, con il suo gesto, ricorda che le frontiere si chiudono di fronte agli aggressori, ma si aprono di fronte ai naufraghi (4).
Come Didone, anche Nausicaa, figlia del re Alcino, e il pastore Eumeo, che accolgono Odisseo, osservano le regole dell’ospitalità e ricordano che la xenia (“ospitalità”) può rappresentare un bene essenziale per l’umanità (5). Al fine di agire “in spirito di fratellanza”, di costruire una “famiglia umana”, come ricorda Seneca (Epistualae morales ad Lucilium 95, 51-53) e come ribadisce l’art. 1 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, è necessario attenersi ad un principio generale secondo cui “siamo tutti membra dello stesso corpo” e, poiché “la natura ci ha creati fratelli e ha immesso in noi un sentimento di reciproco amore”, essa ci invita a sorreggerci l’un l’latro. Anche Terenzio, che, richiamando il principio dell’ “indiscrezione”, afferma: “Sono un uomo; niente di umano ritengo a me estraneo” (Il punitore di se stesso, v. 77), esprime il dovere dell’uomo di occuparsi dei propri simili in nome della comune natura, poiché, come dice Seneca (De beneficiis III, 28, 1), “tutti deriviamo da uno stesso principio e abbiamo una medesima origine”. Ma, spesso, come osserva Morin, le civiltà o le culture non dialogano (6) e prevalgono gli atteggiamenti di rigida intransigenza. Bisognerebbe rispondere all’odio con il rifiuto a odiare (7), liberarsi dai “veleni della mente” (8), arrestare “il costante flusso di crudeltà che costituisce la storia, dove l’odio è il motore di azioni dagli effetti letali” (9), rendere il mondo un unico, grande luogo di accoglienza, come l’asylum descritto da Plutarco nel racconto relativo alla fondazione di Roma (Vita di Romolo, 9, 3) (10), con l’auspicio che esso possa diventare “il risultato di mistioni e innesti” (Seneca, Consolazione alla madre Elvia, 7). La mescolanza, infatti, deve essere considerata strumento di forza e l’accoglienza deve rappresentare per tutti i popoli un dovere nei confronti dell’umanità (11), per evitare, come più volte ribadito da Papa Francesco, che il Mediterraneo (e non solo) sia “il cimitero più grande d’Europa”.
(Sintesi della relazione al ciclo di incontri “I Venerdì di Diogene 2022” del 11 febbraio)

Cfr. Sergio Roda, “L’eredità del mondo antico”, in Roda, a cura di, La parte migliore del genere umano. Aristocrazie, potere e ideologia nell’Occidente tardoantico, Scriptorium, Torino, 1996, p. 256.
Cfr. Umberto Eco, “Le guerre sante, passione e ragione”, su La Repubblica, 5 ottobre 2001.
(3) Cfr. Maurizio Bettini, Homo sum. Essere umani nel mondo antico, Einaudi, Torino, 2019, p. 4.
(4) Cfr. Bettini, ivi, pp. 13-15.
(5) A tal proposito cfr. Omero, Odissea VI, vv. 191-193; 206-210; XIV, vv. 56-59; Iliade, VI, v. 215. Ved. anche Alessandro Pinervi, “Umanità tradita”, su Sviluppo Felice, 6 aprile 2020.
(6) Cfr. Edgar Morin, in Le Nouveau Courrier UNESCO”, Numero speciale, gennaio 2004.
(7) Sullo scontro di civiltà, cfr. Jonathan Sacks, La dignità della differenza. Come evitare lo scontro delle civiltà, trad. it. a cura di Fabio Paracchini, Garzanti, Milano, 2004.
(8) Cfr. Dalai Lama-Daniel Goleman, Emozioni distruttive. Liberarsi dai tre veleni della mente: rabbia, desiderio e illusione, trad. it. a cura di Roberto Cagliero, Mondadori, Milano, 2003, pp. 13-19.
(9) Cfr. Dalai Lama-Daniel Goleman, ivi, p. 13.
(10) Ved. anche Bettini, ivi, pp. 114-116.
(11) Cfr. art. 10 della Costituzione della Repubblica Italiana.

Africa senza pace n. 1 / Rwanda, tortura e impunità

16 Ott

Il documento 16-10-2017

Risultati immagini per RwandaPubblichiamo qui il primo di una serie di documenti che parlano dei massacri e le violazioni dei diritti umani che si svolgono oggi in Africa. Dedichiamo questi documenti a chi ritiene che i profughi che arrivano in Europa da paesi non ufficialmente in stato di guerra non abbiano diritto all’accoglienza.

 

Rwanda, tortura e impunità Continua a leggere

Migranti e Sviluppo – n.1

26 Set

mensile di Sviluppo Felice e humanfirst.it

a cura di Cosimo Perrotta e Gianluca Palma

Se l’Unione Europea non riuscirà a governare l’emigrazione, rendendola un fattore di sviluppo per tutti, il suo progetto di civiltà e benessere fallirà. E con esso si spegnerà il principale faro nel mondo di democrazia, di diritti umani e diritti civili

 n.1 – chiuso il 22 settembre 2016 Continua a leggere

Immigrati. Occasione perduta? – Prima parte

15 Feb

l’articolo 15-2-2016 di Cosimo Perrotta

  1. Riequilibrare le economie europee

copertinaCerchiamo di fissare su basi razionali il problema dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti. Le società europee più ricche stanno invecchiando a causa di due fattori fondamentali, derivanti dal loro benessere, molto alto. Il primo fattore è l’allungamento della vita media, che in cento anni è passato da circa 40 a circa 80 anni. Ciò è dovuto in particolare al fatto che mangiamo molto meglio; lavoriamo meno e i nostri lavori sono molto meno pesanti e logoranti. Infine la medicina ha fatto tali fantastici progressi e il sistema sanitario è così bene organizzato che la nostra salute è migliorata di continuo. Continua a leggere

Costruire un “Piano Marshall” per gli immigrati

2 Lug

appello di Sviluppo Felice per una battaglia di civiltà

Cari lettori,

se non riusciremo a governare l’arrivo dei migranti, sempre più accelerato, rischiamo di disarticolare la cultura e la struttura democratica del nostro paese. Creare un’adeguata cultura dell’accoglienza oggi non è meno urgente dell’accoglienza stessa. E’ questa attività culturale che vorremmo promuovere.

Ci muove il senso umanitario, ma anche la convinzione che è possibile trasformare l’immigra-zione in un fattore di sviluppo economico. Ed è urgente intraprendere questa via, combattendo sia la corruzione nella gestione dell’accoglienza sia lo sfruttamento demagogico della paura e del razzismo latente. Continua a leggere