di Guillaume Kerlero de Rosbo e Nicolas Desquinabo – IL DOCUMENTO – 4-3-2024
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I paesi UE si sono impegnati a decarbonizzare le loro economie fino al Net Zero entro il 2050, cioè con emissioni di gas serra non superiori a quelle che la natura è in grado di assorbire.
La UE ha responsabilità storiche su questo piano ed è il secondo mercato mondiale per la maggior parte dei prodotti manifatturieri, perciò il suo impegno è essenziale …
Ma alcuni contestano questi impegni come punitivi o incompatibili con altri impegni più urgenti …
Ma, come dimostra il rapporto “Road to Net Zero” dell’Institut Rousseau, che ha impegnato più di 150 ricercatori…, questo obbiettivo è raggiungibile.
Entro una generazione la UE è in grado di ridurre le emissioni dell’85%, ma non è una prospettiva nera. Tutt’altro. Tre quarti dei fondi necessari esistono già e possono essere collocati diversamente (ad es. dalle auto diesel al trasporto pubblico o a veicoli a bassa emissione di carbone). A questo si dovranno aggiungere ca. 360 miliardi l’anno, cioè il 2,3% del PIL europeo. Ma nel 2022 la UE ha speso il doppio per importare carburante fossile. Non è la transizione ecologica ad essere troppo costosa ma la mancata programmazione dell’uscita dai carburanti fossili.
Un rapporto della Commissione europea di febbraio prevede maggiori investimenti in trasporti su strada con la relativa energia, e quindi obbiettivi di decarbonificazione più modesti. Tuttavia, rispetto a quello dell’Institut Rousseau, il rapporto UE non prevede rilevanti finanziamenti dell’agricoltura e prevede impegni minori per il rinnovo degli edifici.
Il rapporto UE propone più di 70 misure pubbliche suggerite da esperienze regionali positive, come l’agricoltura organica dell’Italia centrale, i trasporti ferroviari austriaci, piste ciclabili danesi. Dei 360 miliardi annui addizionali che sono necessari, 260 saranno pubblici.
Questo livello di investimento pubblico è indispensabile per due ragioni. Innanzitutto il 25% di questo servirà a trasporti pubblici, rinnovo degli edifici pubblici, ecc. Il resto servirà a suscitare investimenti privati sostenendo vari operatori … Per il successo dello European Green Deal è essenziale il sostegno finanziario a categorie che saranno colpite, come quella degli agricoltori.
Queste spese sono del tutto giustificate se si pensa al costo che si avrebbe se non si modifica niente. Il mondo degli affari già capisce che la sfida climatica minaccia l’economia, se la compagnia di assicurazioni Swiss Re stima normale una perdita media annua di PIL europeo del 10,5% entro il 2050 (l’equivalente del costo di una guerra).
In secondo luogo, questo investimento è ben minore della spesa pubblica della UE per la ripresa dopo la pandemia di Covid (338 miliardi l’anno) o gli attuali sussidi ai carburanti fossili (359 miliardi l’anno, inclusi i limiti ai prezzi dell’energia). Quindi gli investimenti per la transizione semplicemente ricollocano gli attuali sussidi pubblici; e questa spesa diminuirà mano a mano che la decarbonizzazione procede.
Terzo, la spesa pubblica stimolerà l’attività economica, generando milioni di posti di lavoro aggiuntivi su base locale; incoraggiando la capacità competitiva e di resilienza e accrescendo il potere d’acquisto nel breve periodo. Come sottolinea Mariana Mazzucato, senza investimenti pubblici le economie vacillano.
Dopo un decennio di austerità controproducente, l’Europa ha perso l’occasione delle nuove tecnologie; la Cina è emersa come leader nelle batterie, nell’energia eolica e in quella solare e nei trasporti elettrici. Mentre la UE parla di rallentare la sua iniziativa per il clima, in USA la legge sulla Riduzione dell’Inflazione, del 2022, ha mobilitato ca. 400 miliardi per il sostegno alle industrie decarbonizzate. L’India ha avviato il programma di Incentivi per la Produzione e la Cina sta sovvenzionando le sue industrie a vari livelli amministrativi con incentivi fiscali e monetari.
Infine, questo investimento pubblico produrrà risparmio nel lungo periodo e alleggerirà la pressione sui bilanci pubblici.
Tutti questi vantaggi saranno ancora maggiori se si darà la priorità alla produzione locale e si ridurrà il consumo. L’elettrificazione dell’energia, senza una simultanea riduzione della domanda, innanzitutto alzerebbe i costi, con una spesa di ca. 200 miliardi l’anno per importare carburanti fossili, mentre i consumi si riducono. In secondo luogo creerebbe rischi maggiori per la sovranità energetica a causa della scarsità di risorse e della delocalizzazione delle industrie.
L’obiettivo Net Zero non è fatto per ideologie cieche che vogliono tagliare gli investimenti. … L’austerità … porta solo al collasso. Non finanziare il cambiamento ecologico sarebbe alla fine molto più costoso. …
Attuare la transizione ecologica non è solo un imperativo per l’ambiente; è una scelta strategica razionale ed economicamente vantaggiosa per l’Europa.
(Social Europe 21-2-2024. Titolo orig.: “Getting to Net Zero: Europe’s investment challenge”)