La vita come impegno (ricordando Umberto Cerroni, Giacomo Becattini e Valentino Parlato)

8 Mag

l’articolo 8-5-2017 di Cosimo Perrotta

Risultati immagini per umberto cerroni“La vita come impegno” è un’espressione retorica se è usata leggermente, ma se è riferita a questi nomi non lo è. Tre personalità così diverse, accostate solo dalla mia memoria e dal mio affetto, avevano in comune questo modo di vivere impegnato. Impegnato socialmente, ma prima ancora moralmente.

Dieci anni fa moriva Umberto Cerroni, mio maestro negli anni di studio all’università e dopo. Fine teorico del diritto e della politica, iniziò a Lecce insegnando Storia delle dottrine economiche, e accese di entusiasmo un gruppetto di giovani, che andò crescendo. Erano gli anni intorno al 1968, e Umberto ci parlava di un continente sconosciuto, dove c’era Marx, beninteso, ma c’erano anche Max Weber, Darwin, Kant, l’illuminismo, Machiavelli. Questi autori e correnti venivano sottratti a una lettura convenzionale, e diventavano strumento di critica sociale affilata, di rigore logico e rigore etico.

Umberto con pazienza criticava il nostro arrembante pressappochismo, la fretta di arrivare a conclusioni politiche, la semplificazione sessantottina.  Scienza e politica, diceva, sono, sì, collegate ma “extra moenia”, fuori dalle rispettive autonomie. Contro l’idealismo, che ancora impregnava la cultura filosofica italiana, egli insisteva sul dovere di partire dalla realtà che è fuori della nostra mente. La storia va conosciuta. La filologia dei testi e dei fatti è importante. Leggere, leggere tanto, è necessario. Di Marx amava e ci insegnava la implacabile capacità critica, rivolta anche verso se stesso. Sullo slogan leninista “semplice come la verità”, commentava: “come se la verità fosse una cosa semplice!”.

La sua visione dello sviluppo sociale e civile si affidava ai progressi della scienza e della democrazia. Non sopportava la visione magica del mondo come l’operaismo, il fanatismo religioso come quello sociale. Aveva in orrore il conformismo, anche e soprattutto quando si ammanta di pensiero rivoluzionario.

Risultati immagini per giacomo becattiniGiacomo Becattini, venuto a mancare qualche mese fa, viveva il suo fortissimo impegno culturale e civile in modo sereno e operativo, con instancabile curiosità intellettuale. Quello che mi colpiva di lui era il senso della scienza economica come “scatola degli attrezzi” per migliorare gli uomini. Gli uomini, non l’uomo. Senza perdere niente del rigore analitico, Giacomo era capace di trasformare i rapporti di produzione in rapporti di lavoro, e i rapporti di lavoro in rapporti umani.

Aveva un senso così concreto del suo modello ideale, il distretto produttivo, che l’elemento utopico vi si affacciava come una cosa ovvia. Il suo era un distretto dei mestieri e delle professioni; dell’innovazione empirica guidata da spirito critico. Era anche un distretto in cui la concorrenza si coniuga con la solidarietà, sia professionale che sociale.

Ascoltare Giacomo era per me ogni volta come una boccata di ossigeno, un incoraggiamento a liberarmi del pessimismo incombente. Anche lui è stato per me un maestro, come lo è stato per tanti altri. Coniugando perfettamente rigore logico e sensibilità umana, Giacomo esercitava una grande attrazione empatica presso chi lo ascoltava o lo leggeva.

Risultati immagini per Valentino ParlatoInfine pochi giorni fa è scomparso Valentino Parlato, giornalista e autore di pubblicazioni di storia culturale, uomo di vasta cultura sociale, che si definiva ancora “comunista” con caparbia fedeltà al suo ideale. A questo ideale aveva sacrificato successo professionale e status borghese. E si era dedicato alle lotte sociali, sul suo giornale e nell’azione politica diretta. La sua aria distratta e sbrigativa faceva percepire che non dava importanza a se stesso ma agli obiettivi da perseguire. Col suo atteggiamento, senza volerlo, metteva in ridicolo ogni conformismo e perbenismo.

Valentino andava al dunque delle questioni, insofferente della retorica e delle astrattezze. La sua è stata una vita di lavoro ininterrotto, una vita da militante per un ideale, incurante del rischio di finire col fare la guardia al bidone vuoto. Nella sua dedizione ostinata c’era tanta ricchezza umana.

Quello che accomunava questi uomini non erano i dati caratteriali, così diversi tra loro, era il destino di una generazione, quella nata poco prima della guerra. Questi uomini erano pieni di entusiasmo e di generosità; ma anche di rigore e professionalità; di amore per la cultura e di amore per la società. Il loro era un impegno intellettuale e morale allo stesso tempo. Probabilmente non sapevano concepire le due cose come separate.

Sono nato solo alcuni anni dopo di loro, e adesso mi ritrovo qui a pensare “chi raccoglierà il loro testimone?”. Sicuramente ci sarà qualcuno, ma dovrà scavare al di sotto del narcisismo dilagante, della cultura – di nuovo! – del pressappoco e della disinformazione.

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  1. Giacomo Becattini, due ricordi (di C. Perrotta e K. Caldari) – Storep - 17 luglio 2017

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