Il riscaldamento globale e la minaccia delle auto elettriche cinesi

10 Giu


di Dean Baker – IL DOCUMENTO – 10-6-’24

(da Real-World Economics Review Blog, May 27, 2024)

Supponiamo che i ministri finanziari del G7 producano insieme un piano di spesa di 10 miliardi di dollari l’anno per sostenere la transizione ecologica dei paesi in via di sviluppo. Molti di noi potrebbero pensare che è una buona idea, dato che il riscaldamento globale è una minaccia concreta al nostro pianeta.

Purtroppo i ministri finanziari del G7 hanno fatto esattamente l’opposto. Secondo il New York Times, hanno discusso sulle ritorsioni contro la Cina e i suoi piani di finanziamento della transizione ecologica.

L’articolo del New York Times dice:
“I politici sono preoccupati che i settori USA ed europei dell’energia vengano paralizzati da un’inondazione di tecnologie ecologiche cinesi pesantemente finanziate dallo stato e che ciò porterebbe a perdere posti di lavoro e a dipendere dalla Cina per i pannelli solari, batterie, veicoli elettrici e altri prodotti.
… La signora Yellen, alla conferenza stampa dell’incontro di apertura, ha detto: “Dobbiamo restare uniti e mandare un messaggio unico alla Cina, perché capisca che non si tratta del punto di vista di un solo paese ma che c’è un muro che si oppone alla loro strategia”.

Su questa questione è il caso di distinguere due diversi problemi. I paesi del G7 hanno settori manifatturieri avanzati che stanno producendo veicoli elettrici, batterie e altri prodotti necessari per la transizione ecologica. Ed è comprensibile che vogliano fornire qualche protezione a queste produzioni, per non diventare del tutto dipendenti dalla Cina. Inoltre, nel breve periodo si mettono potenzialmente in pericolo decine di migliaia di posti di lavoro

Questo però non cambia la spiegazione di ciò che sta facendo la Cina. Secondo i pareri riportati dall’articolo, essa sta cercando di sostenere massicciamente l’esportazione della sua tecnologia verde. Quelli che si preoccupano del riscaldamento globale possono pensare che ciò sia una buona cosa, più o meno come se i paesi del G7 fossero disposti a pagare per contribuire a salvare il pianeta.

Invece di trattare la Cina come un paese fuorilegge, sarebbe molto meglio approfittare dei sussidi di quello stato alle sue esportazioni per indirizzare la sua tecnologia verde verso paesi dove essa non sarebbe in concorrenza con l’industria locale. Che è la situazione propria di gran parte dei paesi in via di sviluppo.

Paesi africani, latino-americani e dell’Asia meridionale potrebbero beneficiare di veicoli elettrici, batterie e altri attrezzi ecologici a basso prezzo. Questo non solo ridurrebbe
l’emissione dei gas serra, ma ridurrebbe anche altri agenti inquinanti presenti in quei paesi e migliorerebbe in essi la salute e l’attesa di vita.

Questa sarebbe una grande storia in cui tutti vincono, ma ovviamente a condizione che noi ci preoccupiamo realmente del futuro del pianeta, cosa che non sembra esserci nell’agenda degli incontri G7.

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